Il possesso di nessun bene può dare piacere se non è condiviso

Cupio in te transfundere omnia quae ad sanandos animi morbos magna efficacia expertus sum. Gaudeo aliquid discere ut te doceam; nec me ulla res delectabit, licet eximia sit et salutaris, quam mihi uni sciturus sum. Nullius boni – sicut neminem fugit – iucunda possessio est sine socio. Mittam itaque tibi ipsos libros qui me iuvërunt, unde salutaria hausi et, ne multam operam impendas in totis libris perlegendis, imponas notas, ut tu, qui sectaris tantum profutura, protînus accedas ad ea quae probo et admiror. Plus tamen te et viva vox et convictus sapientum docebunt quam libri, primum quia homines amplius oculis quam auribus credunt, deinde quia longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla.

Maiorum Lingua C

Desidero riversare su di te tutto ciò che ho sperimentato con grande efficacia per guarire le malattie dell’animo. Mi rallegro di imparare qualcosa per insegnartelo; nulla mi diletterà, per quanto sia notevole e salutare, quanto conoscerò solo per me. Il possesso gioioso di nessun bene, così come non evita nessuno, è senza un compagno. Ti manderò dunque proprio quei libri che mi sono stati utili, da dove ho attinto letture salutari e, affinché tu non perda tempo a leggerli tutti, annotali, perché tu, che insegui soltanto le cose future, ti accosti subito a ciò che approvo e ammiro. Ma la viva voce e la convivenza con uomini saggi ti insegneranno molto più dei libri: innanzitutto perché gli uomini prestano fede più con gli occhi che con le orecchie, secondariamente perché lungo è il cammino che si svolge tramite regole, breve ed efficace se avviene in virtù di esempi.