La cultura letteraria non nuoce alla religione

Nutant enim plurimi ac maxime qui litterarum aliquid attigerunt. Nam et in hoc philosophi et oratores et poetae perniciosi sunt, quod incautos animos facile inretire possunt suavitate sermonis et carminum dulci modulatione currentium.
Ob eamque causam volui sapientiam cum religione coniungere, ne quid studiosis inanis illa doctrina possit officere, ut iam scientia litterarum non modo nihil noceat religioni atque iustitiae, sed etiam prosit quam plurimum, si is qui eas didicerit, sit in virtutibus instructior, in veritate sapientior.
Praeterea etiamsi nulli alii, nobis certe proderit: delectabit se conscientia, gaudebitque mens in veritatis luce versari, quod est animae pabulum incredibili quadam iucunditate perfusum.
Verum non est desperandum, fortasse non canimus surdis. Nec enim tam in malo statu res est, ut desint sanae mentes quibus et veritas placeat et monstratum sibi rectum iter et videant et sequantur.
Circumlinatur modo poculum caelesti melle sapientiae, ut possint ab inprudentibus amare remedia sine offensione potari, dum inliciens prima dulcedo acerbitatem saporis aspeti sub praetextu suavitatis occultat.

Callidae Voces – Pag.571 n.479 – Lattanzio

Moltissimi infatti vacillano e soprattutto coloro che attingono qualcosa della cultura letteraria. Infatti in tal senso sia i filosofi sia gli oratori che i poeti sono dannosi, perché possono con la soavità del parlare e la dolce modulazione della voce dei carmi che scorrono adescare facilmente gli animi incauti.
E per tale motivazione ho voluto congiungere la sapienza con la religione, affinché qualcosa di inconsistente non possa opporsi agli studiosi di quella dottrina affinché la conoscenza della cultura letteraria non solo ormai non rechi per nulla danno alla religione e alla giustizia, ma possa giovare anche quanto più è possibile, se colui che apprende tale cultura, sia più istruito nelle virtù, più sapiente nella verità.
Inoltre anche se non possa giovare a nessun’altro, certamente gioverà a noi: si compiacerà della conoscenza, e la mente gioirà di essere riversata nella luce della verità, perché è il foraggiamento dell’anima perfuso di una certa incredibile piacevolezza.
Veramente non bisogna disperare, non cantiamo forse ai sordi. Infatti la situazione non è in un così cattivo stato, che le menti sane manchino di queste cose e la verità sia gradita e vedano e seguino la strada indicata giusta per loro.
Ora la coppa è cosparsa di miele celeste di sapienza, affinché possano essere bevuti i rimedi amari dagli imprudenti senza offesa, mentre la prima dolcezza allettando nasconde l’amarezza del sapore aspro sotto la parvenza della soavità.