La fine di un grande generale

Fanum Neptuni est Taenari, quod violari nefas putant Graeci. Eo Argilius confugit in araque consedit. Hanc iuxta locum fecerunt sub terra, ex quo posset audiri quicumque loqueretur cum Argilio. Huc ex ephoris quidam descenderunt. Pausanias ut audivit Argilium confugisse in aram, perturbatus venit eo. Quem cum supplicem dei videret in ara sedentem, quaerit causae quid sit tam repentini consilii. Huic ille quid ex litteris comperisset aperit. Modo magis Pausanias perturbatus orare coepit ne enuntiaret nec se meritum de illo optime proderet. His rebus ephori cognitis satius putaverunt in urbe eum comprehendi. Quo cum essent profecti et Pausanias placato Argilio Lacedaemonem reverteretur, in itinere ex vultu cuiusdam ephori, qui eum admoneri cupiebat, insidias sibi fieri intellexit. Itaque paucis snte gradibus, quam qui eum sequebantur, in aedem Minervae confugit. Hinc ne exire posset, statim ephori valvas eius aedis obstruxerunt tectumque sunt demoliti, quo celerius sub divo interiret.

Cornelio Nepote

A Tenaro c’è un tempio di Nettuno, che i Greci considerano un sacrilegio che esso venga violato. Argilio si rifugiò in quel luogo e si sedette vicino all’altare. Accanto ad esso (gli Spartani) scavarono sotto terra un posto dal quale si potesse ascoltare chiunque parlasse con Argilio. Alcuni degli efori scesero in questo luogo. Pausania, quando apprese che Argilio si era rifugiato presso l’altare, turbato andò là. Vedendolo che sedeva vicino all’altare supplicante il dio, gli chiese quale motivo vi fosse per una così improvvisa decisione. Quello gli rivelò cosa fosse venuto a sapere dalla lettera. Pausania, ora più agitato, cominciò a implorare di non divulgarlo e di non tradire lui (= Pausania) che gli (= ad Argilio) aveva reso ottimi servigi. Conosciute queste cose gli efori ritennero più conveniente che fosse catturato in città. Dopo essersi messi in cammino e mentre Pausania, placato Argilio, ritornava a Sparta, durante il viaggio dall’espressione del volto di un eforo, che desiderava fosse avvertito, capì che gli veniva tesa una trappola. Quindi essendo pochi passi più avanti di quelli che lo seguivano, si rifugiò nel tempio di Minerva. Affinché non potesse uscire da questo luogo, gli efori murarono immediatamente le porte di quel tempio e demolirono il tetto, affinché allo scoperto morisse più in fretta.