La pantera e i pastori

Panthera imprudens olim in foveam decidit. Viderunt eam agrestes: alii fustes congerunt, alii onerant saxis; nonnulli, contra, misericordia moti, ferae periturae (part. fut. di pereo) panem miserunt. Cum nox supervenit, illi securi domum remeaverunt. Postero die ad foveam revenerunt pantheram sepulturi. At illa, ut vires refecit, veloci saltu fovea se liberavit et concito gradu in cubile properavit. Paucis diebus post provolat, pecus trucidat, ipsos pastores necat et cuncta vastans saevit irato impetu. Tum qui ferae pepercerant, sibi timentes, pro sua vita eam rogant. At illa: «Alteri saxis me petiverunt, alteri panem mihi dederunt. Plane eos discerno. Vos igitur timere absistite: nam huc veni poenas petitura solum ab iis qui me laeserunt».

Fedro

Una volta una pantera imprudente cadde in una fossa. Dei contadini la videro: alcuni le lanciarono bastoni, altri la coprono di sassi; alcuni, invece, mossi da pietà, lanciarono del pane all’animale destinato a morire. Quando sopraggiunse la notte, quelli tornarono sicuri a casa. Il giorno dopo tornarono presso la fossa per seppellire la pantera. Ma quella, appena recuperò le forze, con un rapido balzo si liberò dalla fossa e si affrettò verso la tana con passo veloce. Dopo pochi giorni la pantera accorre prontamente, trucida il bestiame, uccide i contadini stessi e, devastando ogni cosa, infierisce con un crudele impeto. Allora quelli che avevano avuto misericordia per la bestia, temendo per sé, la supplicano per la loro vita. Ma quella: «Alcuni mi hanno colpito con dei sassi, altri mi hanno dato del pane. Li distinguo chiaramente. Perciò voi cessate di aver paura: infatti sono venuta qui per punire soltanto quelli che mi hanno colpita».