La storia di Roma – Scipione l’Africano (I)

Quod de Olympiade, Alexandri matre, in historia Graeca scriptum est, id de P. quoque Scipionis matre memoriae datum est. Nam et C. Oppius et Iulius Hyginus aliique, qui de vita et rebus Africani scripserunt, matrem eius diu sterilem existimatam tradunt, P. quoque Scipionem, cum quo nupta erat, liberos desperavisse. Postea in cubiculo atque in lecto mulieris, cum absente marito cubans sola condormisset, ferunt visum repente esse iuxta eam cubare ingentem anguem eumque his, qui viderant, territis et clamantibus elapsum inveniri non quisse. Id ipsum P. Scipio ad haruspices rettulit; qui sacrificio facto responderunt fore ut liberi gignerentur. Neque multis diebus, postquam ille anguis in lecto visus est, mulier coepit concepti fetus signa atque sensum pati; exinde mense decimo peperit natusque est hic P. Africanus, qui Hannibalem et Carthaginienses in Africa bello Poenico secundo vicit. Sed et eum inpendio magis ex rebus gestis quam ex illo ostento virum esse virtutis divinae creditum est

Gellio

Ciò che nella storia Greca è stato scritto riguardo a Olimpiade, madre di Alessandro, è stato tramandato anche riguardo alla madre di Publio Scipione. Infatti Gaio Oppio, Giulio Igino e altri, che scrissero della vita e delle imprese dell’Africano, tramandano che sua (= di Scipione) madre fu a lungo ritenuta sterile e anche Publio Scipione, con cui era sposata, perse ogni speranza per i figli. In seguito dicono che nella camera e nel letto della donna, avendo dormito da sola essendo il marito assente, improvvisamente fu visto giacere accanto a lei un grande serpente e, dileguatosi, poiché quelli che l’avevano visto erano stati spaventati e gridavano, non poté essere trovato. Publio Scipione riferì ciò agli aruspici; quelli, dopo aver compiuto un sacrificio, risposero che avrebbero generato dei figli. Non molti giorni dopo che quel serpente fu visto nel letto, la donna cominciò a sentire i sintomi e la sensazione di un feto concepito; quindi al decimo mese partorì e nacque questo Publio Africano, che durante la seconda guerra Punica sconfisse Annibale e i Cartaginesi in Africa. Ma quell’uomo si credette essere di virtù divina molto più per le imprese che per quel prodigio.