La vendetta della pernice

Pravus Perdicis avunculus poenam sceleris sui solvit: nam Athenienses Daedalum in iudicium duxerunt et Athenis eiecerunt. Tum domo profugiens ad insulam Cretam apud Minoem (acc. di Minos) regem Daedalus pervenit ubi Labyrinthum aedificavit. Sed postea Minos architectum cum Icaro filio in Labyrintho clausit. Tum Daedalus postquam alas caeruleas fabricaverat, Creta cum filio suo evolavit. Sed fortuna adversa Icaro fuit: nam ad solem nimium appropinquavit et quia alarum ceram solis aestus solvit, iuvenis de caelo – horribile dictu! – in terram praecipitavit. Dum pater flens corpus miseri filii sepelit, a ramosa ilice perdix apparet, quae Daedali fletum ac dolorem videns, ultione contenta, pennis plaudit et cantu suo gaudium aperit. Nam casus de alto Perdici novae vitae, Icaro contra interitus causa fuit.

Ovidio

Il malvagio zio di Pernice pagò il fio del suo misfatto: infatti gli Ateniesi citarono in giudizio Dedalo e lo scacciarono da Atene. Allora, mentre fuggiva dalla patria, Dedalo giunse sull’isola di Creta presso il re Minosse, dove costruì il Labirinto. Ma in seguito Minosse rinchiuse nel Labirinto l’architetto col figlio Icaro. Allora Dedalo, dopo che ebbe fabbricato delle ali azzurre, volò via da Creta con suo figlio. Ma Icaro ebbe sorte avversa: infatti si avvicinò troppo al sole e poiché il calore del sole sciolse la cera delle ali, il giovane – orribile a dirsi! – precipitò dal cielo in terra. Mentre il padre, piangendo, seppellisce il corpo dello sventurato figlio, da un leccio frondoso appare una pernice, che, vedendo il pianto e il dolore di Dedalo, soddisfatta della vendetta, sbatte le ali e mostra gioia col suo canto. Infatti la caduta dall’alto fu per Pernice motivo di nuova vita, al contrario, per Icaro, di morte.