L’oltraggio delle Forche Caudine (prima parte)
Spurius Posthumius consul cum bellum adversus Samnites gereret, a Pontio Thelesino duce hostium in insidias induxisse dicitur: is namque simulatos transfugas misit qui Romanos monerent Luceriam Apuliae urbem a Samnitibus obsideri. Romani Lucerinis bonis ac fidelibus sociis opem ferre putabantur. Luceriam duae viae ducebant, altera longior et tutior, altera brevior et periculosior. Festinatio breviorem elegit. Itaque cum in insidias venissent, qui locus Furculae Caudinae vocabatur, et fraus hostilis apparuisset, retro viam qua venerant repetunt; at eam hostium praesidio clausam inveniunt: sistunt igitur gradum, et omni spe evadendi adempta, intuentes alii alios diu immobiles silent; deinde erumpunt in querelas adversas duces, quorum temeritate in eum locum erant adducti. Ita noctem tum cibi, tum quietis immemores traduxerunt.
Si narra che il console Spurio Postumio, mentre dirigeva la guerra contro i Sanniti, cadde in un’imboscata da parte del comandante dei nemici Ponzio Telesino: costui infatti mandò dei finti disertori ad avvertire i Romani che Lucera, città dell’Apulia, era assediata dai Sanniti. Si supponeva che i Romani portassero aiuto ai Lucerini, buoni e fedeli alleati. Due strade conducevano a Lucera, una più lunga e più sicura, l’altra più breve e più pericolosa. La fretta fece scegliere la più breve. Quindi essendo arrivati nella trappola, un luogo che era chiamato Forche Caudine, e poiché era apparso evidente l’inganno del nemico, ripresero la via dalla quale erano venuti; ma la trovarono bloccata dal presidio dei nemici: allora si fermarono, ed essendo stata tolta ogni speranza di salvarsi, stettero a lungo immobili in silenzio gli uni guardando gli altri; poi proruppero in lamentele contro i comandanti, per la cui temerità erano stati condotti in quel luogo. Così trascorsero la notte dimentichi sia di mangiare che di dormire.
