L’Orazio superstite uccide il terzo Curiazio

Intactus et geminata victoria ferox erat Romanus; Albanus trahens corpus fessum vulnere et cursu, obiecturus erat victori hosti. Romanus exsultans: «Quis me fortior esse potest? Duos fratrum Manibus dedi; tertium daturus sum ut Romani Albanis imperent». Et Albano male sustinenti arma gladium iugulo defigit et eum iacentem spoliat. Romanis ovantibus ac gratulantibus, Horatius accipitur maximo cum gaudio. Ad sepulturam inde suorum nequaquam paribus animis vertuntur: imperio alteri aucti, alteri dicionis alienae facti. Sepulcra exstant ubi milites obierunt, duo Romana uno loco propius Albam, tria Albana Romam versus sed distantia locis ubi pugnatum est.

Livio

Il Romano era illeso e imbaldanzito per la duplice vittoria; l’Albano, trascinando il corpo spossato per la ferita e la corsa, stava per opporsi al nemico vincitore. Il Romano esultando: “Chi può essere più forte di me? Ho consegnato ai Mani due dei fratelli; mi accingo a consegnare il terzo affinché i Romani comandino sugli Albani”. E all’Albano, che reggeva a stento le armi, conficcò la spada nella gola e spogliò il morto. Mentre i Romani gridavano di gioia e si rallegravano, l’Orazio venne accolto col massimo gaudio. Quindi si diressero alla sepoltura dei loro con animi niente affatto eguali: gli uni rafforzati dal diritto di comandare, gli altri resi sottomessi di un’autorità straniera. I sepolcri si trovano dove i soldati caddero, i due (sepolcri) Romani in un unico luogo molto vicino ad Alba, i tre Albani verso Roma ma distanti dai luoghi dove si combatté.