Marsiglia salvata dall’apparizione di Minerva

Cum Massilia et fama rerum gestarum et abundantia opum et artium gloria floreret et inter Galliae urbes excelleret. repente finitimi populi ad nomen Massiliensium delendum, veluti ad commune incendium exstinguendum, concurrunt. Hi, consensu omnium, ducem belli regulum quendam illius regionis eligunt, qui cum urbem hostium magno exercitu lectissimorum virorum obsideret, per quietem visus est (dredette di) cernere torvam mulierem, quae se deam esse dictitabat. Hac specie exterritus, ultro pacem cum Massiliensibus fecit. Cum autem petivisset ut sibi intrare in urbem et deos Massiliensium adorare liceret, et cum id facile impetravisset, in arcem Minervae ascendit, ubi conspexit in porticibus simulacrum deae, quam per quietem viderat. Tunc repente magna voce exclamat illam esse deam, quae sibi noctu apparuisset (tradurre con l’indic.) atque torque aureo donavit deam et in perpetuum amicitiam cum Massiliensibus iunxit.

Ad Limina (2) – Pag.118 – Giustino

Poiché Marsiglia si distingueva per fama di imprese, abbondanza di risorse e rinomanza delle arti ed eccelleva tra le città della Gallia, repentinamente i popoli vicini corrono insieme per distruggere il nome dei Marsigliesi, come per estinguere un incendio comune. Costoro, con il consenso di tutti, scelgono come condottiero un principe di quella regione che, mentre assediava la città dei nemici con un grande esercito di selezionatissimi soldati, durante il sonno credette di vedere una donna minacciosa, che sosteneva di essere una dea. Spaventato da tale visione, stipulò di propria iniziativa la pace con i Marsigliesi. Avendo chiesto di entrare in città e il permesso di adorare gli dei dei Marsigliesi, e avendo ottenuto ciò senza problemi, salì al tempio di Minerva, dove vide nei portici la statua della dea, che aveva visto durante il sonno. Allora subito a gran voce esclama che quella era proprio la dea che gli era apparsa di notte, donò una collana d’oro alla dea e strinse con i Marsigliesi un’alleanza perenne.