Nobis pace opus est

Genus belli quod sit vides. Hoc bellum ita civile est ut non ex civium dissensione sed ex unius perditi civis audacia natum sit. Is autem valet exercitu, tenet multos spe et promissis, omnia omnium concupivit. Huic tradita est Urbs nuda praesidio, referta copiis. Quid adhuc («ancora») facere potest ille qui templa et tecta nostra non patriam sed praedam putat? Quid autem acturus sit aut quomodo nescio, sine senatu, sine magistratibus, qui urbe aufugerunt. Nos autem ubi exsurgere poterimus aut quando? Totam Italiam flagraturam (esse) hoc bello puto. Tu ipse de tota re quid cogitas? Equidem ego ad pacem hortari non desino, quae, vel («per quanto») iniusta, utilior est quam iustissimum bellum cum civibus. Nobis pace opus est; interea hoc miserius nihil (est)!

Cicerone

Vedi che genere di guerra sia questo. Questa è una guerra civile tale che è nata non dal disaccordo tra i cittadini, ma dall’impudenza di un solo cittadino scellerato. Egli è potente per l’esercito, vincola molto con la speranza e le promesse, ha bramato tutti i beni di tutti. A costui è stata consegnata Roma priva di difesa, piena di ricchezze. Cosa può fare ancora quello, che reputa i templi e le nostre case non patria, ma preda? Inoltre non so cosa farà o come, senza senato, senza magistrati, che sono fuggiti dalla città. Dove potremo risorgere e quando? Credo che l’intera Italia brucerà a casa di questa guerra. Tu stesso cosa pensi dell’intera faccenda? Quanto a me non smetto di esortare alla pace, che, per quanto ingiusta, è più utile di una giustissima guerra con i concittadini. Abbiamo bisogno della pace; nel frattempo nulla è più penoso di questo!