Sallustio introduce la sua opera storica Bellum Iugurthinum

Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurtha rege Numidarum gessit, primum (“per prima cosa”) quia magnum et atrox variaque victoria fuit, deinde quia tunc primum superbiae nobilitatis obviam itum est (“ci si scontrò con” + dat.); quae contentio divina et humana cuncta permiscuit et eo vecordiae processit, ut bellum atque vastitas Italiae studiis civilibus inem faceret. Sed priusquam huius modi rei initium expedio, pauca supra repetam, quibus omnia illustria omnibus nota sint. Bello Punico secundo, quo dux Carthaginiensium Hannibal post magnitudinem nominis Romani Italiae opes maxime adtriverat, Masinissa rex Numidarum in amicitiam receptus a Publio Scipione, cui postea Aricano cognomen ex virtute fuit, multa et praeclara rei militaris facinora fecerat. Ob quae victis Carthaginiensibus et capto Syphace, cuius in Arica magnum atque latum imperium valuit, populus Romanus, quascumque urbes et agros manu ceperat, donavit regi qui illi idus esset. Igitur amicitia Masinissae bona atque honesta nobis permansit. Sed imperi vitaeque eius inis idem fuit.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.245 n.6 – Sallustio

Mi accingo a raccontare la guerra che il popolo Romano sostenne con Giugurta, re dei Numidi, per prima cosa perché fu grande e terribile e con mutevoli vittorie, poi perché allora per la prima volta ci si scontrò con la superbia della nobiltà; la quale contesa mischiò insieme fatti divini ed umani e giunse a tale livello di furore, che la guerra e la devastazione dell’Italia fecero terminare le guerre civili. Ma prima che io narri un inizio di tal fatta, richiamerò prima poche cose, con le quali siano note a tutti tutte le cose veramente notevoli. Nella seconda guerra Punica, nella quale il condottiero dei Cartaginesi Annibale aveva sfregiato in massimo grado la grandezza del nome Romano e le ricchezze d’Italia, Massinissa re dei Numidi, accolto in amicizia da Publio Scipione, al quale fu attribuito successivamente per il suo valore l’appellativo di Africano, aveva compiuto molte e importanti imprese militari. Per le quali, vinti i Cartaginesi e catturato Siface, del quale era forte in Africa un grande ed ampio dominio, il popolo Romano donò al re qualunque città e campagne che aveva preso, affinché rimanesse ad esso fedele (f-idus). Quindi l’amicizia di Massinissa rimase buona e leale con noi. Ma la fine del suo dominio e della sua vita fu la stessa.