Sconfinamento dei Sarmati

Conversis ad civile bellum animis, externa sine cura habebantur. Idcirco audentius Rhoxolani, Sarmatica gens, priore hieme caesis duabus cohortibus, magna spe Moesiam inruperant, ad novem milia equitum, ex ferocia et successu intenta praedae magis quam pugnae. Igitur vagos et incuriosos tertia legio adiunctis auxiliis repente invasit. Apud Romanos omnia ad proeliandum apta iam erant: Sarmatae, qui dispersi aut cupidine praedae graves onere sarcinarum erant, velut vincti caedebantur (nam lubricum iter equorum pernicitatem ademerat). Namque mirum dictu ut sit omnis Sarmatarum virtus velut extra ipsos. Nullus populus ad pedestrem pugnam tam ignavus: ubi autem per turmas adveniunt vix ulla acies obstiti.

A scuola di latino – Pag.52 n.122 – Tacito

Tesi gli animi alla guerra civile, nessuno si curava dei pericoli esterni. Perciò i Rossolani, un popolo sarmato, responsabile della distruzione, nel precedente inverno, di due coorti, osando di più, avevano invaso, con circa novemila cavalieri e buone prospettive di successo, la Mesia: puntavano, da barbari feroci inebriati di successo, più alla preda che allo scontro militare. Ma fu loro addosso la Terza legione, appoggiata da ausiliari, che li colse sparsi, senza precauzioni. I Romani s’erano scrupolosamente preparati al combattimento, sicché i Sarmati, che erano dispersi o intenti al saccheggio, appesantiti dal bottino, cadevano sotto i colpi quasi fossero avvinti da catene (infatti non potevano contare, con un terreno scivoloso, sulla velocità dei loro cavalli). In realtà stupisce come tutto il valore dei Sarmati sia, diremmo, esterno alle loro singole persone. Nessun popolo è talmente inconsistenti negli scontri a terra; d’altra parte non c’è, si può dire, esercito capace di reggere all’urto delle loro cariche di cavalleria.