Un oracolo… di parte

Hammonis oraculum non eandem effigiem habet quam vulgo diis artifices accommodaverunt. Umbilico maxime similis est habitus, zmaragdo et gemmis coagmentatus. Hunc, cum responsum petitur, navigio aurato gestant sacerdotes, multis argenteis pateris ab utroque navigii latere pendentibus. At tum quidem Alexandrum regem propius adeuntem maximus natu e sacerdotibus “filium” appellat, hoc nomen illi parentem Iovem reddere adfirmans. Ille se vero et accipere ait et adgnoscere, humanae sortis oblitus. Consuluit deinde an totius orbis imperium fatis sibi destinaret pater; is, aeque in adulationem compositus, terrarum omnium rectorem fore ostendit. Post haec institit quaerere an omnes parentis sui interfectores poenas dedissent. Sacerdos parentem eius negat ullius scelere posse violari, Philippi autem omnes luisse supplicia; adiecit invictum fore, donec excederet ad deos. Sacrificio deinde facto, dona et sacerdotibus et deo data sunt, permissumque amicis, ut ipsi quoque consulerent Iovem: nihil amplius quaesierunt, quam an auctor esset sibi divinis honoribus colendi suum regem. Hoc quoque acceptum fore Iovi vates respondet. Fidem oraculi vana profecto responsa videri potuissent regi, vera et salubri aestimanti ratione; sed fortuna, quos uni sibi credere coegit, magna ex parte avidos gloriae magis quam capaces facit.

Curzio Rufo – Historiarum Alexandri Magni – Liber IV

L’oracolo di Ammone non ha la stessa effigie che gli artisti hanno comunemente attribuito agli dei. L’aspetto è assai simile ad un ombelico formato da gemme e smeraldo. Quando viene chiesto un responso, i sacerdoti lo trasportano in un naviglio dorato con molte patere d’argento pendenti da entrambi i lati della nave. Ma proprio allora il più anziano dei sacerdoti chiamò “figlio” il re Alessandro che si avvicinava, affermando che il padre Giove gli assegnava questo titolo. Quello, dimentico della condizione umana, disse di accettarlo e di riconoscerlo come vero. Quindi lo consultò per sapere se il padre gli destinasse in sorte il dominio di tutto il mondo; egli, ben disposto all’adulazione, dichiarò che sarebbe stato signore di tutte le terre. Dopo ciò insistette a chiedere se tutti gli assassini di suo padre fossero stati puniti. Il sacerdote rispose che suo padre non poteva essere oltraggiato dalla malvagità di nessuno, inoltre tutti avevano subito il castigo per la morte di Filippo; aggiunse che sarebbe stato invitto, sino al momento di elevarsi verso gli dei. Quindi, celebrato un sacrificio, furono offerti doni sia al dio che ai sacerdoti, e venne concesso agli amici di consultare anche loro Giove: chiesero soltanto se fosse loro consigliato di venerare con onori divini il proprio re. Il vate rispose che anche questo sarebbe stato gradito a Giove. Al re, se avesse valutato con una ragionevole e sana riflessione la credibilità dell’oracolo, le risposte sarebbero potute apparire false; ma la fortuna rende coloro che ha indotto a credere solo in lei, per la maggior parte avidi di gloria piuttosto che capaci di contenerla.