Una riflessione sull’amicizia

Est enim amicitia nihil aliud nisi (“se non”) omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio. Divitias alii praeponunt, bonam alii valetudinem, alii potentiam, alii honeres, multi etiam voluptates. Nihil enim altum, nihil magnificum ac divinum aspicere possunt (“possono”) qui suas omnes cogitationes iecerunt in res tam humiles. Haec igitur lex, iuncta amicitia, statuatur ut neque rogemus res turpes nec faciamus rogati, ab amicis honesta petamus, amicorum causa honesta faciamus; ne exspectemus quidem, dum rogemur, sed consilium vero dare audeamus libere. Fundamentum autem stabilitatis constantiaeque eius, quam in amicitia quaerimus, fides est; nihil est enim stabile quod infidum est. Ita est verum illud, quod initio dixi, amicitiam non esse nisi (“se non”) inter bonos. Sed plerique neque in rebus humanis quicquam bonum vident, nisi quod fructuosum sit, et amicos diligunt tamquam (“come”) ea animalia ex quibus sperant se maximum fructum esse capturos. Ita pulchra illa et quadam naturali amicitia carent. Virtus et conciliat amicitias et conservat. Stabilitas et constantia in ea sunt; quae cum ostendit suum lumen et idem aspexit cognovitque in alio, ad id se admovet et accipit illud quod in altero est; ex quo exardescit sive amor sive amicitia.

Cicerone

Infatti l’amicizia non è nient’altro se non un accordo di tutte le cose divine ed umane con benevolenza e affetto. Alcuni antepongono la ricchezza, altri la buona salute, altri il potere, altri gli onori, molti anche i piaceri. Infatti nulla di alto, nulla di magnifico e divino possono guardare coloro che hanno abbassato ogni loro pensiero a cose tanto spregevoli. Dunque, dopo che si è stretta amicizia, si sancisca questa legge, che non chiediamo cose turpi né le facciamo se richiesti, chiediamo cose oneste agli amici, facciamo cose oneste per gli amici; neppure aspettiamo, finché siamo richiesti, ma osiamo dare liberamente un parere. Fondamento poi di quella stabilità e costanza, che cerchiamo nell’amicizia, è la lealtà; infatti nulla che sia sleale è stabile. Così è vero ciò che ho detto all’inizio, che non vi è amicizia se non tra persone perbene. Ma i più nelle cose umane non scorgono nulla di buono, se non ciò che è vantaggioso, e scelgono gli amici come quegli animali dai quali sperano che trarranno il massimo vantaggio. Così si privano di quella bella e naturale amicizia. La virtù concilia e conserva le amicizie. In essa vi sono stabilità e costanza; quando essa ha mostrato la sua luce e ha scorto la stessa in un altro, si avvicina ad essa e riceve quella che è nell’altro; da ciò divampa sia l’amore sia l’amicizia.