Un’educazione troppo permissiva è dannosa

Utinam liberorum nostrorum mores non ipsi perderemus! Infantiam statim deliciis solvimus. Mollis illa educatio, quam indulgentiam vocamus, nervos omnes mentis et corporis frangit. Quid non adultus concupiscet, qui in purpuris repit? Nondum prima verba exprimit, iam coquum intellegit, iam conchylium poscit. Ante palatum eorum quam os instituimus. In lecticis crescunt: si terram attigerunt, e manibus utriumque sustinentium pendent. Gaudemus, si quid licentius dixerint. Nec mirum: nos docuimus, ex nobis audiunt, pudenda dictu spectantur. Fit ex his consuetudo, inde natura. Discunt haec miseri, antequam sciant vitia esse: non accipiunt ex scholis mala ista, sed in scholas adferunt.

Comprendere e Tradurre (2) – Pag.387 n.3 – Quintiliano

Ah se non fossimo noi stessi a corrompere i costumi dei nostri figli! Indeboliamo i bambini fin dall’inizio con i vizi. Quell’educazione molla, che chiamiamo lassismo, spezza ogni nerbo mentale e fisico. Che cosa non pretenderà da adulto chi gattona tra la porpora? Non ancora incominciato a parlare, già sa cos’è il cocco, già conosce la porpora. Noi formiamo il loro gusto prima di insegnargli a parlare. Crescono nelle lettighe: non appena mettono piede a terra dipendono dalle mani di coloro che li sostengono da entrambe le parti. Godiamo se dicono qualcosa di più spinto. E non è strano: noi abbiamo insegnato, da noi hanno ascoltato di cui bisogna vergognarsi a dirle. Da ciò viene l’abitudine, da qui la natura. I poveretti imparano queste cose prima di sapere cosa siano i vizi: da qui rammolliti e snervati, non apprendono questi mali dalla scuola, ma li portano nelle scuole.