Annibale in fuga

Hannibal, noctu Carthagine egressus, postero die ad urbem Thapsum pervenit. Ibi eum parata instructaque remigio accepit navis, qua ex Africa excessit, saepius patriam quam fortunam suam miseratus. Eodem die, cum Cercinam in parvam insulam traiecisset ibique in portu naves Phoenicum invenisset, veritus ne inde profectae Thapsum vel Hadrumetum nuntiarent ipsum Cercinae esse, quam celerrime potuit ancoras solvit et prospero cursu Tyrum appulit, ubi a conditoribus Carthaginis benigne exceptus est. Tyro ad Antiochiam profectus, cum eo pervenisset audissetque iam regem Antiochum in Asiam confugisse, comiter a regis filio exceptus, nullam interposuit moram quin Ephesum proficisceretur, ut ibi regem convenire posset. Ephesi enim eum convenit fluctuantem adhuc animo incertumque de bello in Romanos.

Maiorum Lingua C

Annibale, uscito di notte da Cartagine, giunse il giorno dopo nella città di Tapso. Lì lo accolse una nave pronta e predisposta di rematori, con la quale lasciò l’Africa, avendo pietà più spesso della patria che del suo destino. Lo stesso giorno, dopo essersi spostato sulla piccola isola di Cercina e avere trovato in porto navi fenicie, temendo che esse, partite per Tapso o Adrumento, avrebbero potuto dire che egli si trovava a Cercina, alzò le ancore il più in fretta che poté e con il vento favorevole arrivò a Tiro, dove fu ricevuto benevolmente dai fondatori di Cartagine. Partito da Tiro per Antiochia, dopo essere giunto là e avere sentito che il re Antioco si era rifugiato in Asia, accolto con favore dal figlio del re, non ebbe alcun indugio a partire per Efeso, per potere incontrare lì il re. A Efeso lo incontrò che era ancora incerto e indeciso sulla guerra contro i Romani.