Cesare arbitro di una contesa presso gli Edui

Iam prope hieme confecta, legati ad eum principes Haeduorum veniunt oratum ut civitati subveniat: veterem amicitiam commemorant et summo se esse in periculo dicunt, quod duo magistratus regiam potestatem gerant et se uterque eorum legibus creatum esse dicat. Caesar, etsi a bello atque hoste discedere detrimentosum esse existimabat, ne tanta et tam coniuncta populo Romano civitas ad vim atque arma descenderet, ipse in Aeduos proficisci statuit senatumque omnem et adversarios Decetiam evocavit. Cum prope omnis civitas eo convenisset, Cotum imperium deponere coegit, Convictolitavem, qui more civitatis esset creatus, potestatem obtinere iussit. Hoc decreto interposito, cohortatus est Haeduos ut controversiarum ac dissensionis obliviscerentur atque bello servirent eaque praemia quae meruissent, devicta Gallia, exspectarent.

Cesare

Essendo ormai quasi terminato l’inverno, giunsero da lui (= da Cesare) come ambasciatori i capi degli Edui per pregarlo di soccorrere la nazione: menzionarono la vecchia amicizia e dissero di essere in grandissimo pericolo, poiché due magistrati gestivano il potere regio ed ciascuno di loro due diceva di essere stato nominato dalle leggi. Cesare, sebbene ritenesse essere dannoso allontanarsi dalla guerra e dal nemico, affinché una nazione tanto grande e tanto unita al popolo Romano non ricorresse alla forza e alle armi, egli stesso decise di partire verso gli Edui e convocò a Decezia tutto il senato e gli avversari. Essendosi radunata là quasi l’intera nazione, costrinse Coto a deporre il comando e ordinò che Convittolitave, che era stato eletto secondo la consuetudine della nazione, ottenesse il potere. Emanato questo decreto, esortò gli Edui a dimenticare le liti e il dissenso, a dedicarsi alla guerra e ad attendere quelle ricompense che avevano meritato, essendo stata la Gallia sottomessa.