Chi fugge sempre, fugge da se stesso

Peregrinationes suscipiuntur vagae et litora pererrantur et modo mari modo terra se experitur semper praesentibus infesta levitas: «Nunc Campaniam petamus». Iam delicata fastidio sunt: «Inculta videantur, Bruttios et Lucaniae saltus persequamur». Aliquid tamen inter deserta amoeni requiritur, in quo oculi longo locorum horrentium squalore releventur: «Tarentum petatur laudatumque portum et hiberna caeli mitioris». Iam flectamus cursum ad Urbem: «Nimis diu a plausu et fragore ludorum aures vacaverunt, iuvat iam et humano sanguine frui». Aliud ex alio iter suscipitur et spectacula spectaculis mutantur. Ut ait Lucretius: «Se quisque hoc modo semper fugit». Sequitur se ipse et urget gravissimus comes.

Seneca

Si affrontano viaggi qua e là e si attraversano litorali e l’incostanza, sempre ostile alle cose presenti, sperimenta se stessa ora per mare ora per terra: “Adesso andiamo in Campania”. Ormai i luoghi deliziosi sono di fastidio: “Si visitino posti selvaggi, esploriamo le regioni boscose del Bruzzio e della Lucania”. Ma tra le località desolate si rimpiange qualche luogo ameno, in cui gli occhi si riconfortino dal grande squallore delle orride regioni: “Si vada a Taranto e al suo lodato porto e ai suoi inverni di un clima tanto mite”. Ora volgiamo il cammino verso l’Urbe: “Troppo a lungo le orecchie sono state lontane dagli applausi e dal fracasso dei giochi pubblici, fa piacere ora godere anche del sangue umano”. Si intraprende un viaggio dopo l’altro e si alternano spettacoli a spettacoli. Come dice Lucrezio: “In questo modo ciascuno fugge sempre da se stesso”. Egli insegue e tormenta se stesso come un fastidiosissimo compagno.