De sagarum potestate

Sagarum potestates Romae tantae erant ut non facile dictu sit. Sagae tantas connexiones cum deis habebant, sic vulgus putabat, ut evocarent ad libitum Inferorum vires, pro suis amicis vel contra suos hostes. Exercebant etiam fascinationem, quae faciebatur verbis vel oculis et quae fugabatur solum amuletis vel formulis magicis. Sagae deinde adhibebant hanc rem tam notam ut sit vestigium in excavationibus antiquis. In plumbea lamina nomen invisi scribebant formulis arcanis velut BESCU, BEREBESCU, AURURARA. Etiam in lamina incidebant daemonis faciem, vel falcem vel monstrum. Deinde laminam in sepulcro mittebant ut esset vinculum cum deis qui execrationem efficacem reddebant. Contra mulierem legitur: «Ei date feras febres in omnibus membris. Eam necate, dei Inferi, ei animam et cor eripite, gulam suffocate». Sagae deinde consultabantur ut facerent amoris potiones vespertillionis alis, lacertis, sanguine vel ut adiuvarent nobilis civis cursum honorum.

I poteri delle maghe a Roma erano così grandi che non è facile a dirsi. Le maghe avevano così tante connessioni con gli dèi, così riteneva il popolo, che evocavano a piacere le forze degli Inferi, in difesa dei loro amici o contro i loro nemici. Praticavano anche l’incantesimo, che si eseguiva o con le parole o con gli occhi e che era rimosso solamente da amuleti o da formule magiche. Le maghe poi si servivano anche di questa cosa così nota che ve ne è traccia negli scavi antichi. Su lamine di piombo scrivevano il nome di uno detestato con formule arcane come BESCU, BEREBESCU, AURURARA. Sulla lamina incidevano anche il volto di un demone, o una falce o un mostro. Poi mettevano la lamina nel sepolcro, affinché fosse il vincolo con gli dèi che rendevano efficace la maledizione. Contro una donna si legge: «Datele violenti febbri in tutte le membra. Uccidetela, o dèi Inferi, strappatele l’anima e il cuore, strozzatele la gola». Le maghe poi si consultavano affinché facessero filtri d’amore con ali di pipistrello, lucertole o sangue o per favorire la carriera politica di un cittadino nobile.