I beni materiali non ci rendono pari agli dèi

Quid votis opus est? Fac te ipse felicem; facies autem, si intellexeris bona esse quibus admixta virtus est, turpia quibus malitia coniuncta est. Quid ergo est bonum? Rerum scientia. Quid malum est? Rerum imperitia. Ille prudens atque artifex pro tempore quaeque repellet aut eliget; sed nec quae repellit timet nec miratur quae eligit, si modo magnus illi et invictus animus est. Hoc est summum bonum; quod si occupas, incipis deorum socius esse, non supplex. «Quomodo», inquis, «isto pervenitur?» Tutum iter est, iucundum est, ad quod natura te instruxit. Dedit tibi illa quae si non deserueris, par deo surges. Parem autem te deo pecunia non faciet: deus nihil habet. Fama non faciet nec ostentatio tui et in populos nominis dimissa notitia: nemo novit deum, multi de illo male existimant, et impune. Non turba servorum lecticam tuam per itinera urbana ac peregrina portantium: deus ille maximus potentissimusque ipse vehit omnia. Ne forma quidem et vires beatum te facere possunt: nihil horum patitur vetustatem. Quaerendum est quod non fiat in dies peius, cui non possit obstari. Quid hoc est? Animus, sed hic rectus, bonus, magnus.

Seneca

Che bisogno c’è di preghiere? Renditi tu stesso felice; ti renderai felice d’altra parte, se comprenderai che sono cose buone quelle alle quali è mescolata la virtù, brutte quelle alle quali è congiunta la cattiveria. Che cos’è dunque il bene? La conoscenza delle cose. Che cos’è il male? L’inesperienza delle cose. Quello saggio e costruttivo rifiuterà o sceglierà ciascuna azione in base al momento; ma né teme le cose che rifiuta né guarda con ammirazione le cose che sceglie, se però in lui c’è un animo grande e indomito. Questo è il sommo bene; se lo raggiungi, incominci ad essere compagno, non supplice degli dèi. «Come», dici, «si arriva a ciò?» È un percorso sicuro, è piacevole, al quale la natura ti ha preparato. Essa ti ha dato quelle doti che, se non le lascerai inutilizzate, sorgerai pari a un dio. D’altra parte il denaro non ti renderà pari a un dio: dio non ha nulla. Non ti renderà (pari a un dio) la fama né l’ostentazione di te e la notorietà del (tuo) nome diffusa tra i popoli: nessuno conosce dio, molti su di lui giudicano male, e impunemente. Non una folla di schiavi che trasportano la tua lettiga attraverso strade urbane e straniere: quel dio grandissimo e potentissimo conduce lui tutte le cose. Neppure la bellezza e le forze ti possono rendere felice: nessuna di queste cose sopporta la vecchiaia. Bisogna cercare ciò che non diventi peggiore di giorno in giorno, a cui non si possa porre ostacolo. Cos’è questo? L’animo, ma quello retto, buono, grande.