I soldati di Cesare si abituano a non temere gli elefanti (II)

Accedebat etiam haec causa, quod elephantorum magnitudo multitudoque animos militum detinebat in terrore. Cui uni rei tamen invenerat remedium: namque elephantos ex Italia trasportari iusserat, quo miles speciem et virtutem bestiae cognosceret et cui parti corporis eius telum facile adigi posset, ornatusque ac loricatus cum esset elephas, quae pars corporis eius sine tegmine nuda relinquerunt, ut eo tela coicerantur; praeterea ut iumenta bestiarum odorem, stridorem, speciem, consuetudine capta, non reformidarent. Quibus ex rebus largiter erat consecutus: nam et milites bestias manibus petractabant earumque tarditatem cognoscebant, equitesque in eos pila praepilata coiciebant, atque in consuetudinem equos patientia bestiarum adduxerat.

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Si aggiungeva pure questo motivo, che la mole e la quantità degli elefanti , teneva gli animi dei soldati nel terrore, E a questo unico problema, tuttavia Cesare aveva trovato una soluzione: infatti aveva disposto che fossero trasportati dall’Italia degli elefanti, perché i soldati conoscessero l’aspetto e l’indole dell’animale e in quale parte del corpo si potesse facilmente colpirli con giavellotti, e quando l’elefante fosse stato bardato e armato, quale parte del suo corpo si lasciasse nuda, senza protezione, affinché in quel punto si scagliassero i giavellotti; inoltre affinché i giumenti non si spaventassero per l’odore delle bestie, il barrito, l’aspetto, una volta presa l’abitudine. E attraverso queste mosse strategiche aveva ampiamente ottenuto il risultato: infatti pure i soldati toccavano con le mania le bestie ed erano consapevoli della loro lentezza, e i cavalieri lanciavano contro di loro aste spuntate [come esercitazione], addirittura l’obbedienza delle bestie aveva indotto i cavalli all’abitudine.