Il leone vecchio, il cinghiale, il toro e l’asino

Quicumque amisit dignitatem pristinam, etiam ignavis iocus esse videtur. Cum leo defectus annis et desertus viribus iaceret, spiritum extremum trahens, aper fulmineis dentibus ad eum venit et vindicavit ictu veterem iniuriam. Taurus mox infestis cornibus hostile corpus confodit. Asinus ut vidit ferum impune laedi, calcibus frontem extudit. At leo exspirans: «Fortes indigne tuli mihi insultare – inquit -, quod te, naturae dedecus, ferre cogor, certe bis videor mori».

Chiunque abbia perso l’antico prestigio, pare essere oggetto di scherno anche da parte dei vili. Mentre un leone, sfinito dall’età e abbandonato dalle forze, giaceva a terra tirando l’ultimo respiro, un cinghiale giunse con i suoi micidiali denti fino a lui e vendicò con un morso una vecchia offesa. Subito dopo un toro trafisse con le corna protese il corpo del nemico. Un asino, come vide che la fiera veniva colpita impunemente, gli ruppe la fronte a calci. Allora il leone spirando: “Ho sopportato con sdegno che i forti mi abbiano maltrattato – disse -, poiché sono costretto a sopportare te, vergogna della natura, mi sembra veramente di morire due volte”.