La morte di per sé non è né un bene né un male

Fortasse requiris quis sit mors. Otium sine litteris mors est et hominis vivi sepultura. Quid deinde prodest secessisse? Quae latebra est in quam non intrat metus mortis? Quacumque te abdideris, mala humana circumstrepent. Philosophia est inexpugnabilis murus, quem fortuna multis machinis non diruit. In insuperabili loco stat animus qui externa deseruit; non habet, ut putamus, fortuna longas manus; itaque, quantum possumus, ab illa resiliamus. Faciet autem animum irmum adsidua meditatio, si contra mortem te praeparaveris. Zenon noster dixit: “Nullum malum gloriosum est; mors autem gloriosa est; mors ergo non est malum”. Non facile tibi dicam utrum ineptior fuerit qui hac interrogatione iudicavit mortis metum extinguere, an qui hoc refellere temptavit. Num paupertas laudatur, num exilium? Laudatur non paupertas, sed ille quem paupertas non summittit; laudatur non exilium, sed ille qui forti vultu in exilium ivit (“andò”); nemo (“nessuno”) mortem laudat, sed eum cuius mors ante subduxit animum quam conturbavit. Omnia ista per se non sunt honesta nec gloriosa, sed quidquid virtus tractavit honestum et gloriosum facit. Interest (“importa”) utrum malitia illis an virtus manum admoverit; mors enim illa quae in Catone gloriosa est in Bruto turpis est. Mors malum an bonum est? Ipsa nec malum est nec bonum; mors honesta est per illud quod honestum est, id est (“cioè”) virtus et animus externa contemnens.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.291 n.16 – Seneca

Forse cerchi cosa sia la morte. Il tempo libero senza le lettere è la morte e la sepoltura di un uomo vivo. A che giova, quindi, ritirarsi dalla vita pubblica? Quale nascondiglio esiste in cui non entri la paura della morte? Dovunque ti nasconderai, ti strepiteranno attorno i mali umani. La filosofia è un muro inespugnabile, che la fortuna non distrugge con molte macchine d’assedio. L’animo che disprezza il mondo esteriore sta in un luogo inoppugnabile; la fortuna non ha lunghe mani, come crediamo; pertanto, per quanto possiamo, stiamo lontano da essa. L’assidua meditazione renderà l’animo forte, se ti preparerai contro la morte. Il nostro Zenone disse: “Nessun male è glorioso; la morte invece è gloriosa; quindi la morte non è un male”. Non facilmente potrei dirti se sia stato più stolto chi con tale sillogismo reputò di eliminare la paura della morte, o chi tentò di confutarlo. Forse si loda la povertà, forse l’esilio? Non si loda la povertà, ma colui che la povertà non abbatte; non si loda l’esilio, ma colui che con volto fermo andò in esilio; nessuno loda la morte, ma l’uomo al quale la morte sottrasse l’animo prima ancora di turbarlo. Tutte queste cose in sé non sono né virtuose né gloriose, ma la virtù rende onesto e glorioso qualsiasi cosa abbia toccato. Importa se la malvagità o la virtù mise mano a quelle cose; infatti quella morte che nel caso di Catone è gloriosa, è riprovevole in Bruto. La morte è un bene o un male? In sé stessa non è né un bene né un male; la morte è onorevole tramite ciò che è dignitoso, cioè la virtù e un animo che disprezza quello che è esteriore.