Laomedonte non rispetta i patti

Neptunus et Apollo cum Hera conspiraverant ut Iovi regnum adimerent. Ut Iuppiter coniurationem cognovit, ex Olympo deos pepulit et ad urbem Troiam misit ut Laomedonti regi servirent. Qui deos hospitio excepit et, postquam pretium iis promiserat, Apollinem in montem Idam emisit ut boves pasceret, et Neptuno imperavit ut Troiae moenia extrueret. Postquam opus perfectum est, duo («due») di pretium petiverunt, sed Laomedon pactum negavit et verbis minarum plenis eos depulit. Neptunus, ut poena regem afficeret, tridente undas percussit et ex mari monstrum immane excitavit; Apollo contra in collem urbi imminentem ascendit et arcu suo aureo sagittas iaciens, horribili pestilentia Troiam vastabat. Vates a rege interrogatus eum monuit ut monstro Hesionam filiam praeberet: tum virgo, catenis vincta, in maris litore exposita est ut a monstro marino voraretur. Sed Hercules, qui forte prope Troiam erat, puellam vidit et, postquam eius tristem casum cognovit, monstrum necavit. Laomedon tunc Herculi promisit splendidos equos a Iove dono acceptos, sed postea ne hoc quidem solvit et equos communes ei dedit. Hercules sic iniuriam non tolerate potuit, ut Laomedontem omnesque eius familiares necaverit.

Nettuno e Apollo avevano cospirato con Era per togliere il regno a Giove. Quando Giove venne a sapere della congiura, cacciò gli dei dall’Olimpo e li mandò nella città di Troia affinché servissero il re Laomedonte. Questi accolse gli dei ospitalmente e, dopo aver promesso loro una ricompensa, mandò Apollo sul monte Ida affinché pascolasse i buoi, e ordinò a Nettuno di costruire le mura di Troia. Dopo che il lavoro fu portato a termine, le due divinità chiesero la ricompensa, ma Laomedonte negò l’esistenza del patto e li cacciò con parole piene di minacce. Nettuno, per punire il re, colpì le onde con il tridente e dal mare fece uscire un mostro enorme; Apollo invece salì su un colle che sovrastava la città e, scagliando frecce con il suo arco d’oro, devastava Troia con un’orribile pestilenza. Il sacerdote, interrogato dal re, lo esortò ad offrire la figlia Esiona al mostro: allora la fanciulla, legata con catene, fu lasciata sulla spiaggia per essere divorata dal mostro marino. Ma Ercole, che per caso si trovava nei pressi di Troia, vide la fanciulla e, dopo che conobbe il suo triste destino, uccise il mostro. Allora Laomedonte promise ad Ercole degli splendidi cavalli ricevuti in dono da Giove, ma in seguito non mantenne neppure questa (promessa), e gli diede dei cavalli comuni. Ercole a tal punto non poté sopportare l’oltraggio che uccise Laomedonte e tutti i suoi familiari.