Morte del Cesariano Curione

Curio Caesaris (“di Cesare”) legatus erat. Cum Caesar (“Cesare”, nom. sing.) cum Pompeio pugnabat, Curio a Caesare (“da Cesare”) multas copias accipit. Cum ad insulam Uticam pervenit, mox cum inimicis proelium committere decernit. Nam Caesaris legato multi et strenui viri erant, inimicis autem (“invece”) parvus virorum numerus; victoria igitur certa ab eo (“da lui”) existimabatur. Interea tamen inimici auxilia a Iuba rege (“dal re Giuba”), Pompeii amico, accipiebant, itaque mox inimicorum copiae augebantur. Cum copiae Curionis (“di Curione”, gen. sing.), facti ignari, per campum equos signaque inimicorum conspiciunt, primum tela conicere incipiunt, deinde magna audacia ad inimicos pergunt: strenuo animo pugnabant, sed dubia erat fortuna, quod nimio inimicorum numero loca certa relinquere cogebantur.
Mox post proelium cruentum ad castra fugiebant, sed multi telis inimicorum vel vulnerabantur vel intericiebantur. Curio, cum virorum suorum fugam conspicit, dicit: “Mihi vita honesta non erit, si (“se”) vivus ad castra veniam neque mecum viri mei erunt”. Itaque pugnare non cessat ac mox vitam amittit.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.68 n.12

Curione era un legato di Cesare. Quando Cesare combatteva con Pompeo, Curione ricevette molte truppe da Cesare. Quando giunse sull’isola di Utica subito scelse di attaccare battaglia con i nemici. Infatti il legato di Cesare aveva molti e valorosi uomini, i nemici invece un piccolo numero d’uomini, la vittoria era dunque da lui ritenuta certa. Ma nel frattempo i nemici ricevevano aiuti dal re Giuba, amico di Pompeo, e così all’improvviso le truppe di Curione ignaro di cosa accadeva, vedono i cavalli e le insegne dei nemici per il campo, dapprima iniziano a scagliare dardi, poi con grande coraggio si dirigono verso i nemici: combattevano con animo strenuo, ma l’esito era incerto, perché erano costretti ad abbandonare i posti sicuri dall’eccessivo numero dei nemici.
Poi, dopo il cruento combattimento, fuggivano verso gli accampamenti, ma molti erano o feriti o uccisi dai dardi dei nemici. Curione, quando vede la fuga dei suoi uomini, dice: “La mia vita non avrà onore, se arriverò vivo agli accampamenti ed i miei uomini non saranno con me”. E così non smette di combattere e presto perde la vita.