Riti di purificazione dei campi

Cum Romani, antiqui ritus more, agros lustrabant, Cererem Bacchumque hoc modo invocabant: «Venias, Bacche, uvaque dulcis e tuis cornibus pendeat, et spicis tempora (“le tempie”, acc. plur.) cingas, Ceres. Requiescat humus, requiescat arator et cesset opus. Solvite, agricolae, vincla iugis: nunc boves ad praesaepia plena stent, coronato capite. Omnia rite faciamus, et praesertim Bacchum et Cererem colamus. Pura cum veste venite et manibus puris fontis aquam sumite, quia casta placent diis. Di patrii, Bacche et Ceres, nos purgamus agros, purgamus agrestes et vos mala de nostris limitibus pellite, neu seges eludat messem fallacibus herbis neu tarda agna timeat celeres lupos».

Quando i Romani, secondo l’usanza di un rito antico, purificavano i campi, invocavano Cerere e Bacco in questo modo: «Vieni, o Bacco, e dolce uva penda dalle tue corna, e cingi le tempie con le spighe, o Cerere. Riposi la terra, riposi l’aratore e cessi il lavoro. Sciogliete, o contadini, i lacci del giogo: ora i buoi stiano presso le mangiatoie piene, con il capo inghirlandato. Facciamo ogni cosa secondo i riti e soprattutto adoriamo Bacco e Cerere. Venite con una veste candida e con mani pulite prendete l’acqua pura della sorgente, poiché le cose pure piacciono agli dei. O dei patri, Bacco e Cerere, noi purifichiamo i campi, purifichiamo i contadini e voi scacciate i mali dai nostri terreni, e il campo non vanifichi il raccolto con erbe velenose e la lenta agnella non tema i veloci lupi».