Un padre clemente

Magnorum virorum clementibus actis ignoti patris exemplum adiciam. Qui, cum a filio insidias necti sibi comperisset, uxorem suppliciter rogavit ne se adulterium ulterius celaret: nam non credebat verum sanguinem ad tantum scelus progredi posse. Uxoris adseveratione et iure iurando persuasus, in locum desertum filium perduxit et gladium, quem occultum secum adtulerat, ei tradidit ac iugulum praebuit. Quo facto non paulatim, sed magno impetu recta cogitatio pectus iuvenis occupavit continuoque, abiecto gladio, «tu vero – inquit, – pater, vive, et me quoque exupera. Sed te tantum oro ne meus erga te amor sit tibi vilior, quod a paenitentia oritur». Solitudo vere plus quam sanguis potuit ad placandos animos et blandius fuit ferrum filio datum a patre quam alimenta!.

Valerio Massimo

Alle clementi opere di uomini illustri aggiungerò l’esempio di un padre sconosciuto. Costui, avendo scoperto che gli si tendeva un agguato da parte del figlio, chiese con tono supplichevole alla moglie di non nascondergli più a lungo l’adulterio: infatti non credeva che il proprio sangue potesse spingersi ad un crimine tanto grave. Persuaso dall’affermazione ferma e dal giuramento della moglie, condusse il figlio in un luogo deserto e gli consegnò una spada, che aveva portato con sé nascosta, e gli porse la gola. A causa di questo fatto una giusta riflessione occupò l’animo del giovano non a poco a poco, ma con un grande impeto e immediatamente, gettata a terra la spada, disse: «Tu, o padre, vivi e sopravvivi anche a me. Ma ti prego soltanto che il mio amore nei tuoi confronti non sia per te piuttosto spregevole, dal momento che nasce dal pentimento». Il deserto fu più efficace del sangue a placare gli animi e la spada data al figlio dal padre fu più efficace dei nutrimenti!