Caio Mario eccita la plebe contro i nobili

«Non ego vos hortor ut contra iniurias armati eatis. Nihil vi, nihil secessione opus est; necesse (inevitabile) est ut suamet ipsi culpa praecipites eant. Superioribus annis taciti indignabamini aerarium expilari, reges et populos socios nobilibus vectigal pendere, penes eosdem et summam gloriam et maxumas divitias esse, plerosque vestrum in extrema indigentia atque inopia esse. Illi tamen haec talia facinora impune suscepisse parum habuere (stimarono cosa da poco); itaque postremo leges, maiestas vestra, divina et humana omnia hostibus tradita sunt nec quicquam inviolatum fuit. Neque eos, qui talia fecere, pudet aut paenitet; sed incedunt ante vos, sacerdotia et consulatus et triumphos suos ostentantes. Servi iniusta dominorum non perferunt imperia; vos, Quirites, in imperio nati, aequo animo servitutem toleratis? At qui sunt illi, qui rem publicam occupavere? Homines sceleratissumi, nocentissumi et iidem superbissimi, quibus fides, decus, pietas, omnia honesta atque inhonesta quaestui sunt».

Ad Limina (2) – Pag.162

“Non vi esorto a scendere in armi contro chi vi offende. Non c’è bisogno di violenza, di ribellioni; è inevitabile che i colpevoli stessi cadano sotto il peso della loro colpa. Negli anni passati, pur tacendo, assistevate sdegnati alla spoliazione dell’erario, all’imposizione a re e popoli amici di tributi che finivano nelle tasche di pochi nobili, alla concentrazione di quasi tutte le ricchezze e di tutto il prestigio nelle stesse mani, mentre la gran parte di voi si trovava nella povertà e nel bisogno estremo. E tuttavia costoro fecero poco conto di aver perpetrato simili nefandezze per di più impunemente; e così, persino le leggi, la maestà del vostro potere, ogni cosa divina e umana fu consegnata al nemico, e non rimase nulla che fosse immune dallo scempio. E costoro che si macchiarono di tali delitti non mostrano segno di vergogna o pentimento; ma si pavoneggiano di fronte a voi, ostentando le loro cariche sacerdotali, i loro trionfi, i loro consolati. Gli schiavi non sopportano gli ordini ingiusti dei loro padroni; voi, Quiriti, che siete nati per comandare, sopportate a cuor leggero la schiavitù? Ma chi sono coloro che hanno usurpato il potere? Delinquenti, criminali, arroganti cui fede, onore, rispetto, onestà e disonestà sono motivi di guadagno”.