Un generale implacabile

In illa trepidatione Antonius nullum officium constantis ducis aut fortis militis omittit. Tunc ille occursare pavidis, retinere cedentes, adesse ubi plurimus erat labor. Postremo vexillarium in fuga hasta transverberavit et mox vexillum eius in hostem vertit. Tunc, pudore, haud plures quam centum equites restitere hostibus, qui adgrediebantur. Iuvit locus; nam artior illic erat via et fractus super flumine pons, quem hostes resciderant. Sic fugere non poterant. Saepe necessitas virtutem auxit. Haec locorum codicio partes transtituit: novo ardore milites densis ordinibus hostes excipiunt atque consternat. Antonius, ut faciebat in omni discrimine, instare incertis, sternere obvios; simul ceteri milites spoliare hostes, capere arma equosque arripere.

Ad Limina (2) – Pag.199

In quel momento di panico, Antonio non trascurò nessuno dei suoi doveri di risoluto comandante e valoroso soldato. Allora correva incontro a chi era in preda alla paura, tratteneva chi stava per ripiegare, era presente dove infuriava lo scontro. Infine trapassò con l’asta un alfiere in fuga, gli strappò tosto il vessillo e lo volse contro il nemico. Di fronte a tale gesto, un centinaio di cavalieri, non più, presi da vergogna, si fermano a resistere con lui: li aiutò il luogo, perché lì era più stretta la via e spezzato il ponte sull’acqua di un canale che, di dubbio guado e dalle rive scoscese, impediva la fuga.Spesso la necessità accresce il valore. Questa condizione delle postazioni rimise in sesto i ranghi: con nuovo ardore i militari catturano e mettono in rotta i nemici a dieci ordini la volta. Antonio, secondo l’indole propria, incalzava i titubanti, abbatteva chi gli si faceva incontro, mentre gli altri soldati spogliavano i caduti, si impossessavano di armi e cavalli.